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CAMBIASO, MOTTA E I DETECTIVE DEL LABIALE

  • Immagine del redattore: SCADUTO ANTONIO
    SCADUTO ANTONIO
  • 21 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

Nel mondo del calcio odierno, dove le partite si dimenticano in un battito di ciglia e le polemiche sono più gustose di un gol all'ultimo minuto, c’è un episodio che, purtroppo, è riuscito a catalizzare l’attenzione di chi dovrebbe raccontare il calcio, ma preferisce raccontare altro. Cambiaso e Thiago Motta sono finiti al centro di una “tempesta” mediatica, e no, non per colpa di un errore clamoroso in campo, ma per una discussione che potrebbe tranquillamente essere ignorata come un semplice episodio di nervosismo da panchina. Ma sappiamo bene che il calcio, se non fa parlare, non è calcio. Così, mentre la Juventus viene eliminata dalla Champions in modo poco decoroso, i nostri giornalisti, da veri artigiani della polemica, decidono che la vera storia da raccontare è quella di Cambiaso, l’uomo che avrebbe osato “sfidare” l’allenatore. La scena, se proprio vogliamo entrare nel dettaglio, è talmente ordinaria da sembrare una scena tagliata fuori da un film di bassa categoria: il cambio di un giocatore, un infortunio che costringe un altro a uscire e la necessità di intervenire in fretta. In un momento di concitazione, Cambiaso, non esattamente entusiasta di entrare in campo dopo un infortunio, scambia qualche parola con Motta. Nulla di nuovo, nulla di clamoroso. Ma naturalmente, in un mondo dove la realtà sembra non bastare più, la frase che – secondo i “maestri” della lettura labiale – Cambiaso avrebbe sussurrato, “Ma perché proprio io?”, diventa il fulcro di una polemica a cui nessun giornalista può rinunciare. Perché chi ha bisogno di fatti concreti quando ci sono fantasie da diffondere? È interessante notare come questa “rivelazione” sia diventata virale, mentre il fallimento della Juventus in Champions venga messo in secondo piano, come un dettaglio noioso. La realtà dei fatti è che nessuno ha mai sentito realmente quella frase. Eppure, qui arriva la magia: i “professionisti del labiale” l’hanno letta, interpretata e, ovviamente, amplificata. Non importa che la scena non fosse degna di un titolo da prima pagina, perché nella caccia ai clic, anche una frase che nessuno ha ascoltato diventa oro. E così, ci ritroviamo con titoli sparati in prima pagina, che raccontano di un conflitto inesistente, di una “ribellione” immaginata. Cambiaso diventa il colpevole perfetto: chi altro, se non il calciatore che, nel bel mezzo di un infortunio, non si dimostra euforico all’idea di entrare in campo? Il vero scandalo, però, è che nessuno si è davvero chiesto perché la Juventus sia stata eliminata dalla Champions in un modo così tragico. La verità è che il calcio, con tutte le sue difficoltà, non fa più notizia se non ci sono storie sensazionalistiche da raccontare. E allora ecco che il gossip prende il posto dell’analisi tecnica, la polemica costruita da niente diventa protagonista, mentre la squadra di Thiago Motta affonda in un mare di scelte sbagliate. Ma la questione è più profonda: ci siamo talmente abituati a questo circo che ormai, se non c’è un dramma, dobbiamo inventarlo. Cambiaso non ha fatto nulla di sbagliato, ha solo reagito come chiunque altro al fatto di dover entrare in un momento concitato, ma è stato sufficiente un malinteso – o forse semplicemente una lettura imprecisa – per farne un caso nazionale. E qui arriva il punto cruciale: mentre il calcio diventa sempre meno importante, la creazione di polemiche assurde sembra essere l’unico modo per attrarre l’attenzione. Cambiaso, suo malgrado, è diventato il capro espiatorio di una stampa che, se non trova lo scandalo dove c’è, lo crea. La sua "colpa"? Non aver messo il sorriso da divo hollywoodiano mentre il suo allenatore lo chiamava. E intanto, la Juventus, squadra che ha investito milioni, viene eliminata dalla Champions, ma tutti preferiscono far finta di niente. L’importante è che ci sia qualcosa da commentare, che ci sia qualcosa da sbattere in prima pagina. Perché chi ha bisogno di analizzare il fallimento di una squadra, quando possiamo parlare di un calciatore che, magari, non era in vena di entrare in campo? La realtà del calcio è triste, ma i colleghi sembrano preferire la tristezza del gossip. E la Juventus, nel frattempo, resta fuori dall’Europa, senza nemmeno il tempo di capire che il vero scandalo, oggi, non è una frase non detta, ma il modo in cui tutto ciò che dovrebbe essere importante viene puntualmente ignorato.

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