ABISSO, BONACINA E IL FALLIMENTO DEL SISTEMA ARBITRALE: I PRESIDENTI NON POSSONO PIÙ LAMENTARSI
- SCADUTO ANTONIO
- 27 feb
- Tempo di lettura: 3 min
In un calcio che va avanti a suon di illusioni, dove “va tutto bene anche quando è un disastro”, i presidenti delle società dovrebbero almeno avere il coraggio di non lamentarsi degli errori arbitrali che ormai sono la regola, non l’eccezione. La realtà è che sono loro, con la loro complicità, a aver creato questo sistema fallato e, quando le cose vanno male, si limitano a piangere senza mai una riflessione seria su come sono arrivati a questo punto. Hanno voluto questo disastro, l’hanno scelto in modo unanime, hanno votato per mantenere Gravina al comando, e ora hanno il coraggio di lamentarsi di ciò che loro stessi hanno contribuito a costruire. È come se avessero confermato l’amministratore di condominio che ha fatto danni enormi, e quando la casa sta per crollare, si arrabbiano con lui. Ma se lo hai voluto, se lo hai confermato senza battere ciglio, non venire a lamentarti quando tutto va a rotoli. Il calcio italiano è ormai un sistema che funziona per simpatie e antipatie, dove i presidenti sembrano più interessati a rapporti personali che alla qualità del gioco. Ci vogliono far credere che arbitri come "il signor Colombo" siano il futuro, il nuovo che avanza, ma come hanno fatto a Cagliari, ha sbagliato un rigore clamoroso su Vlahovic, senza che nessuno dei suoi assistenti se ne accorgesse. Eppure, il VAR, che dovrebbe correggere queste follie, non è intervenuto, obbligandoci ad accettare un errore imbarazzante. E non è certo un caso isolato. Questo è ciò che ci viene venduto come "qualità". Eppure, invece di cambiare qualcosa, continuiamo a "giocare" con le stesse pedine rotte, sperando che improvvisamente tutto migliori. Ma non migliora, non migliorerà mai. Poi c’è Lecce, un altro spettacolo tragicomico. L’arbitro Bonacina, una vera e propria novità alle prime armi, è stato sbugiardato dal suo “guru” al VAR, Guida, che decide di concedere un rigore che neanche un neofita avrebbe fischiato. Il protocollo VAR, che teoricamente dovrebbe correggere questi errori, è stato ignorato come al solito. Ma qui il problema non è solo l’errore in sé, è il sistema che permette a gente senza esperienza di gestire partite che potrebbero decidere il futuro delle squadre. E non ci illudiamo: Bonacina è solo uno dei tanti, un simbolo di una classe arbitrale che fa acqua da tutte le parti, ma che continua ad avere carta bianca per fare danni. E chi li ha messi lì? I soliti presidenti, che ora si lamentano, ma sono loro a non voler fare nulla per cambiare la situazione. La storia di Abisso a Parma è l’ennesima conferma che il livello arbitrale è tragicamente basso. Abisso, che già da anni dimostra di non avere la qualità per stare in Serie A, continuerà a dirigere, con la sua media da quattro in pagella, e magari verrà sospeso per un po’, come se questo bastasse a risolvere il problema. La verità è che è inutile sospendere uno scarso per pochi giorni, quando è evidente che non è adatto. Eppure, lo riproponiamo sempre, lo rimettiamo in campo, come se nulla fosse. A questo punto, è quasi offensivo. Non parliamo poi degli altri "big" come Ayroldi, Pairetto, Di Bello, Aureliano, che continuano ad essere parte di un sistema che non cambia, non cresce, non si evolve. E i presidenti, invece di fare qualcosa, continuano a rinforzare questo circolo vizioso, mantenendo in vita un sistema di arbitri mediocri che rovinano il calcio. La situazione di Cagliari è emblematica. Non è possibile che un errore così evidente venga ignorato. Eppure ci tocca vedere decisioni inaccettabili, come se fossimo in un cortile dove i bambini si improvvisano arbitri e fischiano rigori a caso. E qui, non stiamo parlando di errori di un calcio dilettante: questi sono gli arbitri che decidono le sorti della Serie A. E il problema, ancora una volta, è il sistema che non cambia. I presidenti sono colpevoli quanto gli arbitri. Hanno spinto il calcio verso un baratro e ora piangono quando le cose vanno male. E se pensano che lamentarsi risolva qualcosa, sono fuori strada. Hanno voluto questa situazione, l’hanno alimentata, e ora devono fare i conti con i risultati di scelte pessime. Le lacrime, in questo caso, sono più dannose del disastro stesso. Perché il calcio, in questo paese, non solo è mal gestito, ma è anche una barzelletta in cui i protagonisti sono sempre gli stessi, incapaci di fare il passo giusto. I presidenti hanno creato questo caos, e ora si permettono di lamentarsi. Ma sappiano che le loro lacrime, in questo caso, sono solo un altro insulto alla dignità del calcio.
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