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IL PROTOCOLLO BAR. JUVE, ECCO I MORALISTI

  • Immagine del redattore: SCADUTO ANTONIO
    SCADUTO ANTONIO
  • 14 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

La vergogna continua: l’ennesima conferma lunedì sera durante Inter-Fiorentina, dove il protocollo VAR (anzi, BAR) ha dimostrato ancora una volta tutta la sua inutilità. È inconcepibile che nel 2025 un calciatore faccia un cross di soli 20 centimetri fuori campo – una quantità che sarebbe visibile anche da Sesto San Giovanni – eppure nessuno interviene. Il guardalinee, distante anni luce dall'azione, non riesce a vedere l'evidente errore, ma lo spettatore medio sì, e a quanto pare non c'è nessuno che abbia il coraggio o l’autorità per correggere la situazione. È un sistema che non funziona, eppure siamo costretti ad accettarlo, mentre il protocollo rimane intoccabile, blindato.

La situazione è paragonabile a quella di un rapinatore che viene sorpreso dalla cassiera di un supermercato in pieno crimine, ma grazie alla "mancanza" di una telecamera, il malfattore non viene punito. Questo è esattamente quello che accade ogni volta che il VAR non riesce a correggere evidenti errori: nonostante gli strumenti a disposizione, niente cambia, e l’imperante negligenza rimane indisturbata. A questo punto, sembra che il protocollo sia stato pensato per giustificare l’inefficienza, anziché risolvere i problemi. È ora che venga riformato con urgenza, ma probabilmente non accadrà mai. Siamo un paese che continua a fare figure di m...a a livello internazionale, mentre ci limitiamo a restare in silenzio, incapaci di fare qualcosa di concreto.

Nel frattempo, Pairetto, colpevole di ripetuti errori, viene sospeso per un turno, ma è chiaro che la misura è ridicola. Questo tipo di "punizione" non fa altro che mostrare quanto il sistema sia marcio: sospenderlo per una sola giornata non risolve nulla. L’arbitro tornerà subito a far danni, magari con l’aggravante che dopo una breve pausa, avrà ancora più voglia di sbagliare. L’unica soluzione sarebbe che smettesse di arbitrare, ma invece continua a rimanere al suo posto, con il sostegno di chi dovrebbe correggere questi abusi. Questo è anche il paese che ha permesso a una squadra come il Taranto di iscriversi al campionato, pur sapendo che era in totale fallimento, mentre oggi è la stessa squadra a prenderne cinque o sei in ogni partita, senza che nessuno dica nulla. Non è difficile vedere che il campionato è compromesso da queste situazioni, ma si continua a girare la testa dall’altra parte.




Poi c’è la Juventus, che ha avuto la bravura – e forse un po' di fortuna – nel prendere Kolo Muani. Ma ovviamente non manca la schiera di moralisti che si scaglia contro l’operazione, accusandola di essere troppo costosa, e tirando fuori la solita retorica sul mercato. Quando si tratta di fare acquisti, ogni cosa è oggetto di critica: se non prendi il giocatore, è un errore madornale, se lo prendi, è un "salasso" finanziario. Ma chi sono questi esperti che fanno la morale su operazioni che non pagano loro? Si dovrebbero concentrare sul vendere i loro giornali, visto che ormai non riescono neppure a toccare le 30.000 copie. Negli anni passati, questi stessi "moralisti" sono stati silenziosi di fronte ai disastri finanziari della Juventus, che ha messo a rischio il suo stesso futuro con operazioni economiche discutibili, ingaggi faraonici e bilanci sfondati. Eppure, quando si trattava di criticare il club, tutti erano felici di applaudire e non sollevare alcuna obiezione. Ora che la Juventus ha preso Kolo Muani, questi stessi giornalisti si trasformano in esperti di economia sportiva, dimenticando che per anni sono stati complici nell’aver ignorato le magagne dietro le operazioni dei bianconeri. Sarebbe il caso che rivedessero il loro comportamento, anziché continuare a fare la morale su operazioni che non comprendono.

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