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Professori del calcio, fate un passo indietro: Conceição non è scarso. Andava semplicemente preso a luglio

  • Immagine del redattore: SCADUTO ANTONIO
    SCADUTO ANTONIO
  • 9 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Sergio Conceição è diventato il capro espiatorio perfetto per tutti i problemi del Milan, ma forse è giunto il momento di mettere un po' di ordine nelle idee. La situazione attuale, con il Milan fuori dalla corsa scudetto da mesi, eliminato in modo disastroso dai playoff di Champions League contro il Feyenoord e relegato al nono posto in classifica, non può essere attribuita solo a lui. La realtà è ben più complessa, e per quanto possa sembrare scomodo ammetterlo, il vero problema del Milan non è Conceição, ma la gestione della società e l’insieme delle scelte fatte lungo il cammino.


Arrivato in un momento di caos, quando la squadra era già in mille pezzi, Conceição non ha avuto nemmeno il tempo di mettere piede su una base solida. Perché, diciamocelo, se il Milan avesse deciso di puntare su di lui a luglio, quando il ciclo Pioli si era ormai esaurito, probabilmente oggi saremmo a parlare di un'altra storia. Un Milan che sarebbe stato in grado di lottare per le prime posizioni, con una squadra motivata e un progetto a lungo termine. Invece, lo abbiamo visto arrivare quando il disastro era ormai consolidato. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, molti, tra cui alcuni "professorini del calcio", lo hanno già etichettato come "brocco", come se fosse lui la causa principale del fallimento. La cosa sorprendente, però, è che pochi si sono chiesti: se fosse stato lui a inizio stagione, sarebbe andata diversamente? Perché, se uno guarda i numeri e il curriculum di Conceição, non si può certo parlare di un allenatore da buttare via. Ben 13 trofei vinti, un'esperienza di tutto rispetto con il Porto, e una filosofia che ha sempre portato risultati. Eppure, nonostante questo, al Milan è stato trattato come l'ultimo degli arrivati, come se il suo passato non contasse nulla. A chi si è permesso di criticarlo senza conoscerne la vera essenza, basta ricordare che uno come lui, se avesse avuto un Milan più solido, con una società che lo supportasse a dovere, avrebbe potuto fare molto di più.


Eppure, quando il Milan era in pieno caos, la scelta della società è stata di affidarsi a un allenatore che è arrivato troppo tardi, quando la nave era già affondata. Se il club avesse avuto la lucidità di ingaggiare Conceição in estate, quando c’era ancora tempo per costruire una squadra e un progetto, sarebbe stato un’altra storia. Purtroppo, invece, il Milan è andato avanti con una serie di scelte senza logica, partendo da Fonseca, che aveva promesso tanto, ma che ha subito dimostrato di non essere la soluzione. Fonseca è arrivato con la benedizione di Ibrahimovic, ma ha fallito nel mettere insieme un gruppo che stava già cominciando a spezzarsi. La tensione con alcuni dei giocatori più importanti, come Leao e Theo Hernandez, è diventata evidente fin da subito. Non si può certo attribuire questa colpa a Conceição. Il tecnico portoghese, quando è arrivato, ha fatto il possibile per risollevare una squadra che già sembrava persa. Ha vinto la Supercoppa Italiana, sconfiggendo Juventus e Inter, in quello che era sembrato un segnale di cambiamento. Eppure, invece di ricevere il merito per aver portato il Milan a un successo che in quel momento sembrava impensabile, è stato subito etichettato come un "fallimento imminente". Qualcuno ha addirittura pensato che fosse un "brocco". Ma chiunque si sia preso la briga di seguire il Milan in questa stagione, sa bene che non è lui il problema. Le difficoltà sono emerse presto, ma non sono state certo causate da Conceição. Una delle immagini più emblematiche di questa stagione è stata la crescente frattura tra allenatore e giocatori, un problema che non è certo iniziato con lui. Il caos che ha seguito la sconfitta contro il Parma, con lo scontro fisico tra Conceição e Calabria, è solo la punta dell'iceberg di una squadra che, da mesi, non ha più trovato equilibrio. Questo non può essere risolto in poche settimane, e soprattutto non può essere imputato all'allenatore che arriva nel bel mezzo di una tempesta. La verità è che il Milan ha bisogno di ben altro per risollevarsi. Non basta cambiare allenatore ogni sei mesi. Non basta criticare chi arriva con l'intenzione di dare una scossa. Conceição ha fatto ciò che poteva fare in una situazione disperata, ma non è un mago. La verità, che molti si rifiutano di vedere, è che la società rossonera ha fallito nella gestione di questa stagione. Ha fatto scelte che hanno avuto conseguenze nefaste, e ha avuto la pessima abitudine di non dare il tempo a chiunque fosse sulla panchina di fare il suo lavoro. I “professorini del calcio” che hanno già sentenziato la fine di Conceição dovrebbero forse guardarsi un po' più allo specchio. Perché, se siamo onesti, il vero problema del Milan è la gestione interna, non l’allenatore portoghese. E se il Milan non vuole continuare a fare il passo più lungo della gamba, dovrà finalmente prendere decisioni intelligenti e coerenti, piuttosto che scaricare le colpe su chi ha solo cercato di fare del suo meglio in una situazione già compromessa. Conceição è un allenatore capace, ma ha bisogno di tempo e di un progetto serio. E se fosse stato preso in estate, probabilmente oggi staremo parlando di un Milan diverso, con ambizioni ben più alte. Purtroppo, nella follia che sta attraversando questo club, è già troppo tardi per sperare in miracoli.

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