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Motta-Juventus: perchè la rottura a fine stagione è inevitabile

  • Immagine del redattore: SCADUTO ANTONIO
    SCADUTO ANTONIO
  • 1 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

ll futuro di Thiago Motta sulla panchina della Juventus appare ormai segnato. Nonostante la decisione della dirigenza di mantenerlo fino al termine della stagione, è ormai chiaro che la sua avventura alla Juventus terminerà con la fine dell'annata, indipendentemente dal raggiungimento degli obiettivi stagionali. La ragione di questa decisione non risiede soltanto nei risultati deludenti, ma anche nella constatazione che, nonostante qualche miglioramento, il tecnico non è riuscito a portare quella svolta che tutti si aspettavano. Quando Motta è arrivato a Torino, la dirigenza aveva grandi aspettative. Si cercava una guida capace di rinnovare la squadra, di darle una nuova identità di gioco. La Juventus, dopo anni di calcio pragmatico, voleva ritrovare un gioco più moderno, offensivo, organizzato. I tifosi si aspettavano una squadra che fosse in grado di esprimere un calcio dinamico, con idee chiare e una mentalità più propositiva. Motta sembrava la scelta giusta per raggiungere questo obiettivo. E in effetti, sotto la sua gestione, qualcosa si è visto. La squadra ha migliorato il suo gioco, con una maggiore costruzione dal basso e una maggiore attenzione alla fase offensiva. Alcuni giocatori hanno trovato maggiore spazio per esprimersi, e la squadra, soprattutto nei primi mesi, ha avuto una identità tattica più definita rispetto al passato. La Juventus non è più apparsa la squadra disorganizzata e senza idee che si vedeva nelle fasi finali della gestione Allegri. Tuttavia, non basta. Non basta migliorare il gioco senza tradurre quel miglioramento in risultati concreti. La Juventus, pur facendo alcuni passi avanti sul piano tecnico, non ha mai trovato continuità nelle prestazioni. La squadra è sembrata troppo spesso incerta, incapace di reagire nei momenti decisivi. Le vittorie sono arrivate, ma quasi sempre in modo faticoso, e le sconfitte, come quella pesante in Supercoppa e la clamorosa eliminazione dalla Champions League, hanno segnato pesantemente la stagione. Ma forse l'aspetto che più ha deluso la dirigenza è la gestione dello spogliatoio. Nonostante le sue buone intenzioni e la voglia di far crescere la squadra, Motta non è riuscito a creare una coesione tra i giocatori. La Juventus, pur avendo a disposizione un gruppo di qualità, non ha mai mostrato quella forza mentale che caratterizzava le sue annate migliori. Le tensioni interne sono emerse, la squadra è apparsa disunita, e questo ha minato la serenità necessaria per affrontare le sfide più difficili. Il fallimento in Coppa Italia contro l'Empoli, che ha eliminato una Juventus titolare da una competizione che era l'ultima occasione di riscatto stagionale, è stato l'ultimo campanello d'allarme. In quella partita, nonostante la superiorità apparente, la Juventus ha fatto emergere tutti i suoi limiti: la mancanza di intensità, la fragilità mentale e l'incapacità di reagire a situazioni complicate. Una prestazione che, unita ai fallimenti precedenti, ha fatto capire che la squadra ha bisogno di un nuovo stimolo. Nonostante alcuni miglioramenti nel gioco, la Juventus non ha visto crescere la propria competitività a sufficienza. Il quarto posto in campionato è ancora possibile, ma non basta per risollevare una stagione che, ormai, ha visto troppe ombre. La Juventus ha bisogno di una nuova guida, in grado di dare un colpo di reni alla squadra e di recuperare quella mentalità vincente che sembra essersi smarrita. A questo punto, la dirigenza bianconera è consapevole che il cambio è inevitabile. La conferma di Motta fino a fine stagione non cambierà il fatto che la Juventus necessita di un nuovo progetto tecnico, capace di risollevare la squadra e di riportarla ai vertici. L’esperienza con Motta è stata una sperimentazione che, purtroppo, non ha dato i frutti sperati.

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