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Juve umiliata, Motta si nasconde: nessuna autocritica dopo il 4-0

  • Immagine del redattore: SCADUTO ANTONIO
    SCADUTO ANTONIO
  • 10 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Le dichiarazioni di Thiago Motta dopo il devastante 4-0 subito dalla Juventus in casa contro l'Atalanta sono quanto di più lontano si possa immaginare da un'analisi lucida e responsabile della prestazione della sua squadra. Anziché assumersi le sue responsabilità e analizzare i tanti errori tattici e psicologici, il tecnico bianconero ha preferito dilungarsi in una serie di scuse e giustificazioni che, francamente, appaiono più come tentativi mal riusciti di svicolare da una sconfitta che ha messo a nudo tutte le fragilità della Juventus.


La prima dichiarazione che colpisce è quella che riguarda il 2-0 dell'Atalanta: "La Juventus si è sciolta sul 2-0? La prima cosa che dico è che la vittoria dell’Atalanta è meritata". Bene, questo lo si può anche accettare, ed è anche giusto riconoscere il merito dell’avversario, ma Motta si ferma qui, e qui inizia il problema. Invece di concentrarsi su come la sua squadra abbia gestito (male) la partita, il tecnico preferisce concentrarsi su un episodio che definisce "un rigore discutibile". Ma scusate, davvero questo è il punto su cui soffermarsi? È questa la causa principale di una debacle che ha avuto inizio molto prima di quel rigore? Le dichiarazioni di Motta non fanno che nascondere la realtà di una squadra che, alla prima difficoltà, è crollata come un castello di sabbia. E il rigore, seppur discutibile, è solo un pretesto per non affrontare la verità: la Juventus, nel complesso, ha dimostrato una fragilità che va ben oltre l'arbitraggio. "Abbiamo iniziato molto bene, giocando bene, confrontandoci con una squadra forte", continua Motta. Ma davvero? Dove sarebbe questa "buona partenza"? La Juventus, purtroppo, è apparsa subito timida, impacciata, incapace di costruire gioco e di mettere in difficoltà l'Atalanta. La presunta "buona partenza" è una creazione della mente del tecnico, che sembra voler mascherare una realtà ben più cruda. L'Atalanta non ha mai avuto bisogno di fare molto per dominare il gioco; bastava semplicemente aspettare gli errori degli avversari e colpire in contropiede. E la Juventus, puntualmente, ha concesso tutto: gli spazi, le transizioni veloci e, soprattutto, la sensazione che non ci fosse alcun piano per arginare il gioco avversario. Il passaggio successivo delle sue dichiarazioni è ancora più paradossale: "Dopo il primo gol abbiamo iniziato a sbilanciarci un po’ troppo, a perdere equilibrio nella nostra fase offensiva permettendo loro di ripartire". Questo non è un "poco sbilanciarsi", ma una gestione completamente disastrosa della partita. La Juventus, dopo il gol subito, ha perso il controllo totale, ha giocato senza equilibrio, senza schemi e, soprattutto, senza coraggio. Questo non è "sbilanciarsi un po' troppo", è un fallimento totale nel leggere la partita e nel saper reagire. La squadra si è fatta sopraffare dalla paura e ha lasciato che l'Atalanta fosse sempre un passo avanti, come se fosse inevitabile capitolare. Eppure, un allenatore dovrebbe essere il primo a trasmettere la lucidità necessaria per reagire in questi momenti. Poi Motta arriva al punto cruciale della sua analisi: "Dopo il secondo gol che abbiamo preso subito all'inizio della ripresa è diventato ancora molto più difficile perché lì ci siamo veramente aperti un po’ troppo". Questo "un po' troppo" è un altro eufemismo insopportabile. La Juventus non si è "aperta un po' troppo", si è completamente sgretolata. Il secondo gol dell'Atalanta ha solo evidenziato la disorganizzazione totale della squadra, che ormai non aveva più né testa né gambe. La difesa era un colabrodo, il centrocampo incapace di fermare le ripartenze, l'attacco inesistente. È impossibile giustificare un simile crollo con l'idea che si fosse solo "un po' sbilanciati". La realtà è che la Juventus è stata messa in difficoltà dal gioco preciso e veloce dell'Atalanta, ma anche dalla propria incapacità di reagire.


Arriviamo poi a un altro passaggio decisamente irritante: "Yildiz titolare? Con il senno di poi è sempre tutto più facile". È l’ennesima scusa per una scelta tattica sbagliata. Se Yildiz è stato schierato titolare, questa decisione deve essere presa con la consapevolezza delle sue potenzialità e dei rischi legati al lancio in un incontro così delicato. Non si può dare la colpa al "senno di poi" per giustificare una mossa che, a posteriori, si è rivelata infelice. Un allenatore deve essere in grado di fare le scelte giuste prima della partita, non rifugiarsi in facili scuse dopo una sconfitta umiliante. Le scelte di Motta, al contrario, sembrano essere più una somma di esperimenti mal riusciti che di decisioni ponderate. Infine, Motta chiude le sue dichiarazioni con un altro pensiero surreale: "Tutte le partite sono decisive, alla fine trattandosi di una squadra come la Juve tutte le partite sono fondamentali". Questo, dopo aver appena visto una squadra completamente disorganizzata e sconfitta in casa per 4-0. Ma dire che tutte le partite sono decisive, quando non hai nemmeno avuto la capacità di preparare e gestire questa, suona come una giustificazione ridicola. Le partite decisive vanno affrontate con preparazione, concentrazione e carattere, tutte cose che sono mancate a un gruppo che è apparso arrendevole e senza identità. Le dichiarazioni di Motta non solo non spiegano nulla, ma gettano anche un’ombra di inadeguatezza su una gestione che, al momento, sembra incapace di affrontare la realtà. La Juventus ha giocato una partita pessima, ma il tecnico non ha avuto il coraggio di ammetterlo. Piuttosto che fare autocritica, ha preferito rifugiarsi in una serie di giustificazioni che non reggono minimamente il confronto con l’entità del disastro. Motta deve guardarsi allo specchio e capire che, se vuole davvero portare la Juventus fuori dalla crisi, dovrà prima assumersi la responsabilità di scelte sbagliate e di una squadra che, oggi, sembra priva di ogni direzione.



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